Le recensioni dei critici professionisti nell’era dei Social

Intervista a Pamela Paul responsabile della “The New York Times Book Review”.

Ha ancora senso essere Critici Letterari?

Nell’era dei social e del passaparola online, ha senso che ci sia ancora chi per lavoro recensisce libri, nonostante in rete si trovino centinaia di siti e portali dove critici non professionisti, blogger e lettori danno il loro parere sulle opere pubblicate?

“Le recensioni dei professionisti, almeno per come operiamo al New York Times, sono attendibili: facciamo fact checking affinché il testo rispecchi accuratamente il libro, tanto che ogni scena e ogni citazione sono verificate. I lettori sono liberi di dissentire dal giudizio del critico, ma non devono mai dubitare dell’attendibilità. Anche l’obiettività è un fattore che non sottovalutiamo, tanto che scegliamo accuratamente il recensore per ogni libro, affinché non ci siano conflitti di interessi.”

“Non deve essere né amico dell’autore, né suo nemico. Una grande differenza rispetto alle recensioni online, dove nessuno controlla l’imparzialità. Infine, il critico professionista non è solo in grado di mettere in relazione il libro ad altre opere, ma anche di raccontare il contesto in cui si colloca”.

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“Tuttavia le recensioni dei lettori online hanno un peso crescente, perché hanno una loro funzione. Tutti sappiamo quanto ci influenza ascoltare le opinioni degli altri e sperimentiamo l’importanza del passaparola. Allo stesso tempo esse non offrono la stesa integrità e sostanza delle recensioni scritte da professionisti”.

“Rispetto solo a dieci anni fa, ora lavoriamo soprattutto per i lettori digitali: tantissimi ormai si approcciano alle notizie e ai contenuti in un modo differente rispetto al passato. Internet offre la possibilità di parlare di libri in modi diversi rispetto alla pagina del giornale”.

“Si possono mostrare con più facilità le immagini e quindi si può dare risalto a opere dal forte impatto grafico; è possibile inserire clip audio e video negli articoli. La rete, in generale, ha ampliato le modalità in cui si parla di libri”.

Quanto è importante per gli Usa l’influenza della cultura europea anche in riferimento alla letteratura?

“Siamo un quotidiano globale e speriamo di interessare anche i lettori europei. Siccome viviamo in un mondo globalizzato è inevitabile che anche la cultura lo sia; per questo motivo per noi è importante coprire temi europei. Nel caso dei libri, ci interessa quello che si legge in Europa e puntiamo a raccontare anche le voci che provengono da quei luoghi. Non è un caso che un’autrice italiana sia una delle più lette e discusse negli ultimi anni qui in America”.

E degli Young Adult cosa ne pensa?

“I romanzi Young Adult, che fino a qualche anno fa non esistevano nemmeno, sono ormai opere interessanti per come uniscono i generi e riflettono sulla diversità. Tema che, in generale, è sempre più trattato nei libri per i più giovani: l’editoria ha capito il bisogno dei ragazzi di vedersi rappresentati in quello che leggono”.

Grazie dell’attenzione, Paul D. Dramelay

Articolo tratto da ilLibraio.it